Un mese in Giamaica

Dopo una vacanza di dieci giorni a Cuba, il viaggio nei Caraibi è proseguito in Giamaica, dove ho trascorso sei settimane a cavallo tra marzo e aprile a Fairy Hill, nei pressi di Port Antonio, nella regione nord orientale del Portland. Le prime impressioni non sono state entusiasmanti ma ho capito che quest’isola, e la sua gente, hanno bisogno di alcuni giorni per farsi apprezzare al massimo.
Di seguito un elenco in paragrafi di informazioni e impressioni sul periodo trascorso in Giamaica.

Organizzare il viaggio dall’Italia

Gli italiani che intendono andare in Giamaica, nella regione del Portland, per un periodo medio lungo è probabile che navigando in internet incappino in Carla Gullotta, console italiano nell’isola, attivista e proprietaria di una guesthouse in località Drapers, a est di Port Antonio. Con lei ho concordato l’affitto di una casa con la connessione internet ma dopo mesi di accordi sono arrivato e la connessione non c’era. Anche altri turisti italiani hanno avuto da lamentarsi per alcuni aspetti organizzativi e di accoglienza, detto ciò è una bravissima signora e in Giamaica è attiva con tante lodevoli iniziative.

Alloggi

La soluzione più economica per dormire in questa zona della Giamaica è affittare una casa. In genere partono dai 30 dollari a notte e sono fornite di tutto, perché appartengono a giamaicani benestanti che vivono negli Stati Uniti e trascorrono qui brevi vacanze. Un buon contatto per trovare una casa è Cinthia, una signora disponibile e affidabile che gestisce un ristorante a Winnifred Beach: è inconfondibile, il primo a sinistra guardando il mare, colorato come la bandiera della Giamaica.

Il ristorante di Cinthia chiuso, di mattina presto
Il ristorante di Cinthia chiuso, di mattina presto

Dopo aver lasciato la casa per la mancanza di internet mi sono trasferito alla Mikuzi Guesthouse, un piccolo complesso di coloratissimi cottage immerso nel verde e a pochi passi dalla strada principale. Lo consiglio soprattutto per la presenza del gestore, Zappa, un ragazzo in gamba che – anche se non subito – sa introdurre bene nella vita giamaicana.

Cucina e spesa

La cucina giamaicana è gustosa ma non molto varia. Il piatto più rinomato è il pollo arrosto con il jerk, una salsa speziata piccante. Quello più comune il riso, spesso con fagioli, accompagnato da pollo o verdure. Particolari sono anche i platani (simili alle banane), i dumpling e vari tipi di frittelle, come le patties, uno dei cibi di strada più consumati in Giamaica.

Frittelle accompagnate da platani e verdure
Frittelle accompagnate da platani e verdure

Ma come ogni isola caraibica il pezzo forte è la frutta: manghi, cocchi, ananas, canna da zucchero e altri frutti locali che riempiono i banchi del mercato hanno dei sapori intensi e buonissimi.
Mangiare e fare la spesa “all’europea” costa tanto, più che in Europa. Ecco i prezzi di alcuni alimenti e prodotti:
1 lt di latte: 2,8 dollari;
1 scatola di cereali; 3 dollari;
1 pacco di pasta da 400 g: 1,5 dollari;
1 bottiglia da 1,5 lt di acqua: 1 dollaro;
1 mango: 1 dollaro;
1 banana: 10/20 centesimi;
1 birra da 33 cl: 1,5 dollari;
1 piatto in un ristorante economico: 5-8 dollari;
1 pacchetto di sigarette: 7 dollari;
1 card per 1 giorno di connessione internet: 2 dollari.

Muoversi

In questa zona della Giamaica ci si muove con i route taxi, semplici vetture di solito station wagon in cui si viaggia in cinque o sei. Basta aspettare in strada e fermarli con un gesto, ma spesso saranno i tassisti stessi a chiedere se dovete andare da qualche parte. I route taxi sono usati da tutti, dagli adulti per andare al lavoro, ai bambini per andare a scuola fino ai turisti. La tratta che compio abitualmente, Fairy Hill-Port Antonio, è di una dozzina di chilometri e costa 150 dollari giamaicani (circa 1,5 dollari americani). La sera le tariffe sono doppie.
In alternativa ci sono i minibus, dei van che ospitano, ben incastrate, fino a quindici persone e sono poco più economici dei route taxi (la stessa tratta si percorre per 100 jd).
Per l’aeroporto c’è l’autobus pubblico (450 jd) o transfer privati a 120 usd.
La bicicletta è un mezzo molto diffuso tuttavia pedalare, almeno da queste parti, è pericoloso per le strade strette e tortuose e la velocità delle auto.
Anche per andare a piedi bisogna prestare attenzione perché non si vedono le auto dietro le curve, per questo si usa camminare sul lato della strada con maggiore visibilità che talvolta è quello “contromano”, effettuando continui cambi.

Lingua

La lingua ufficiale in Giamaica è l’inglese ma quella parlata da tutti, nessuno escluso, è il patois (o Patwa) o creolo giamaicano. Si tratta di un linguaggio basato sull’inglese con influenze dell’Africa occidentale, regione da cui ha origine la maggior parte della popolazione giamaicana. Intorno al 1800 infatti la Giamaica era il maggiore produttore mondiale di banane e per far fronte alla richiesta di manodopera nelle piantagioni furono importati migliaia di schiavi dall’Africa occidentale. Gli schiavi svilupparono il linguaggio patois per comunicare tra loro senza essere compresi dai padroni britannici.

Winnifred Beach e altre spiagge

Winnifred Beach è la spiaggia libera più bella dei dintorni, e in generale una delle più belle della Giamaica. E’ lunga un centinaio di metri ed è stretta in un golfo, il mare assume tante tonalità di blu a seconda del fondale ed è quasi sempre calmo grazie ad un tratto di barriera corallina all’ingresso del golfo.
L’ingresso è gratuito ma, soprattutto le prime volte quando non si è ancora conosciuti, è buona norma lasciare anche pochi centesimi per supportare la manutenzione della spiaggia, a cui badano diversi ragazzi che vengono a pulirla dalla mattina presto.
Lungo la spiaggia ci sono diversi baretti, ristorantini e un paio di bancarelle, oltre a una serie di venditori che prendono di mira soprattutto i nuovi turisti per proporgli ganja e souvenir.
La spiaggia è poco frequentata e a parte il fine settimana, in cui vengono per lo più persone del posto, il resto dei giorni tra turisti e locali non si superano quasi mai le 30-40 persone. In alcune ore, ad esempio la mattina fino alle 10, la spiaggia è quasi deserta ed è anche il momento migliore per fare qualche foto.
L’amministrazione locale avrebbe in progetto la realizzazione di un ecoresort di cui Winnifred Beach diventerebbe la spiaggia privata, ipotesi che ha portato molti cittadini a organizzarsi e a condurre una battaglia per far sì che la spiaggia resti libera. Coordinatrice di questa battaglia è Carla Gullotta, console e attivista italiana di cui sopra.

Winnifred beach
Winnifred Beach

Una spiaggia minore sul lato occidentale di Winnifred beach
Una spiaggia minore sul lato occidentale di Winnifred Beach

Mar dei Caraibi
Mar dei Caraibi

Mar dei Caraibi
Mar dei Caraibi

Altre spiagge nei dintorni sono:
Boston Bay: si trova un paio di chilometri a est di Fairy Hill (e di Winnifred Beach), è l’altra delle due spiagge libere della zona e il mare è più mosso, infatti è frequentata anche da surfisti. Uno dei tanti ristorantini sulla spiaggia di Boston Bay può essere un buon posto per assaggiare il pollo col jerk. La sera di Pasqua si è tenuto a Boston Bay il Jerk Festival, con tanti banchetti per mangiare e naturalmente un sacco di musica ovunque.
Blu Lagoon: A circa 1 km a ovest di Fairy Hill, è conosciuta soprattutto per esser stata la location del film omonimo con l’attrice Brooke Shields. L’ingresso alla spiaggia è libero, d’altra parte il posto non è un granché e a meno che non si voglia fare un’escursione in barca con passaggio nella grotta non ha senso venire qui solo per un bagno.
Franchman’s Cove: è la spiaggia privata dell’omonimo resort.
San San Beach: anche questa è una spiaggia di proprietà di un resort che porta il suo nome.
Erry Flynn Marina: più che una spiaggia, l’Erry Flynn Marina è un tratto della costa nel centro di Port Antonio che comprende un piccolo porto, qualche baretto con piscina, un pontile, una spiaggia di sabbia e una di prato; un posto eccezionale per trascorrere la giornata. Qui ho trascorso i primi giorni per lavorare, essendoci anche la connessione internet.

Pescare

Pescare è un’attività molto comune in Giamaica e lo si può fare autonomamente, anche se andare con una persona del posto che lo fa abitualmente è senz’altro più comodo. Chi non vuole impegnarsi più di tanto con attrezzatura ricercata, è sufficiente una bottiglia di plastica, attorno alla quale va legata la lenza con piombino e amo.
Come esca si usano dei paguri, che si vanno a cercare nel bosco adiacente a Winnifred Beach, meglio se di notte quando è più facile trovarli.

Paguri
Paguri

In basso un pescatore, sullo sfondo Winnifred beach
In basso un pescatore, sullo sfondo Winnifred Beach

Attività ed escursioni

Oltre alle spiagge, ed eventualmente alla pesca, ci sono altre opportunità per passare la giornata tra Port Antonio e la regione del Portland. Ecco le più interessanti:
escursione alle Reach Falls: sono delle cascate immerse nella giungla in cui si può fare anche il bagno. Si raggiungono in taxi da Port Antonio e l’ingresso è gratuito.
trekking alle piantagioni di ganja: esendo piantagioni illegali si trovano in vallate alte e isolate e per giungervi è necessario un cammino attraverso fitte zone di foresta. Al termine della passeggiata si potrà fare conoscenza dei farmers, imparare i segreti le tecniche base della coltivazione e la selezione dei migliori semi.

Superata la collina si trovano alcune piantagioni di ganja
Superata la collina si trovano alcune piantagioni di ganja

La casa di un farmer vicina alle piantagioni
La casa di un farmer vicino alle piantagioni (sotto il diluvio)

L'interno della casa
L’interno della casa

sport locali: in Giamaica sono seguiti soprattutto il calcio e il cricket. All’ingresso di Port Antonio provenendo da Fairy Hill noterete un grande e ben attrezzato campo di cricket ma non ho avuto modo di assistere a nessuna partita. Un vero spasso sono invece la partite di calcio delle serie minori, giocate su campi al limite della praticabilità.

Musica e serate

La Giamaica ha dato i natali a Bob Marley, è terra di dancehall, raggae e sound system, e la musica è davvero parte integrante della vita quotidiana dei giamaicani. E’ ovunque, nelle radioline portatili dei ragazzi e nei baretti sulla spiaggia, nei supermercati, nelle chiese e nelle piazze. Ho visto un’auto il cui poggiatesta di un sedile è stato sostituito da una cassa. La scena musicale giamaicana è viva e seguita a livello internazionale, tanto che nell’isola, in particolare a Kingston, transitano o vivono diversi artisti reggae di tutto il mondo (anche italiani, vedi Alborosie).
Da queste parti gli appuntamenti più interessanti sono il giovedì sera a Port Antonio con il Road Block Party e il mercoledì sera a Drapers, per un piccolo e familiare street party con alcuni dj di raggamuffin tra cui Enrico, anche lui musicista italiano emigrato in Giamaica.
Durante questo soggiorno, particolarmente movimentato è stato il week end di Pasqua, con feste in spiaggia a Boston Bay e Winnifred Beach. Una delle esibizioni più gettonate è il twerk, un ballo caraibico tutto fatto con il culo (ops). Già, molte giamaicane hanno fisici da danzatrici del ventre e durante queste esibizioni si scatenano: ballano, si mettono a terra in posizioni sensuali e agitano questi culi che sembra si muovano per conto proprio.

Ganja

Non è un segreto che la Giamaica è la terra, oltre che della musica reggae, anche della ganja: chiunque qui ha un parente o un amico che ne possiede almeno una piantagione e tutti ne fumano ovunque e a tutte le ore del giorno. Tuttavia l’uso della ganja per i giamaicani non è legato come molti pensano alla ricerca dello “sballo” ma piuttosto della meditazione e di uno stato psicofisico rilassato. Questo è dimostrato ad esempio dal fatto che i giamaicani non usano, e anzi lo trovano anche abbastanza ridicolo, passarsi le canne: fumare è un’esperienza intima.
Nonostante la ganja sia così diffusa in Giamaica, per la legge resta illegale ma è in corso una discussione politica per avviare nei prossimi mesi una prima fase di legalizzazione.

Rasta

Il rastafarianesimo è una fede religiosa nata intorno al 1930 in Etiopia. Tra le varie cose che prevede questa religione c’è un certo tipo di acconciatura dei capelli, i famosi rasta appunto, o dreadlocks. Chi viene in Giamaica e si aspetta di trovare sfilze di rastoni, però, ne rimarrà deluso per l’esiguo numero, mentre la pettinatura più comune, tra uomini e donne, sono senza dubbio le treccine.

“Big bamboo”

Gli uomini giamaicani si dice che siano molto dotati, caratteristica che ha dato origine al termine “Big Bamboo” (il membro). Questa informazione non manca in ogni buona guida di viaggio dell’isola e forse anche per questo la Giamaica è la prima meta di turismo sessuale femminile proveniente dagli Stati Uniti: non è raro infatti avvistare in spiaggia qualche signora bianca di mezz’età in compagnia di un prestante giamaicano.

Giamaica e Africa

Si dice che la Giamaica sia in realtà Africa e non America Latina e in effetti ci sono diverse ragioni per affermare ciò:
– sembianze: i giamaicani sono neri (non mulatti come gli altri caraibici), perché discendono da popolazioni dell’Africa Occidentale importate nell’isola per lavorare come schiavi nelle piantagioni di banane. La Giamaica infatti è stata intorno al 1800 il maggior produttore mondiale di banane e occorreva far fronte alla grande richiesta di manodopera.
– religione: come accennato in precedenza, quella rasta è una fede religiosa molto diffusa in Giamaica e nata intorno al 1930 in Etiopia.
– attrazione verso le donne grasse: come è tipico di molte popolazioni africane, anche in Giamaica la donna che va per la maggiore è decisamente grassa (non in carne, ma proprio obesa). In generale si nota una forte differenza tra i fisici di uomini e donne, perché i primi sono quasi sempre statuari, muscolosi e atletici, mentre gli altri l’esatto opposto.

I giamaicani / Come comportarsi

L’approccio con i giamaicani non è semplice. Appena arrivati, nei luoghi più frequentati si è subito bersaglio di tutti i venditori e i personaggi della zona, ognuno con la propria storia da raccontare e qualcosa da chiedere. Ci si sente con gli occhi addosso e ci vuole qualche giorno per ambientarsi, anche per questo stare nello stesso posto per tanti giorni paga.
In Giamaica come altrove non ci sono regole nelle relazioni se non quelle del buon senso, anche con le persone che all’inizio sono invadenti, e queste non fanno eccezione:
salutare sempre: nelle nostre città siamo abituati a passarci accanto senza salutarci e a volte nemmeno guardarci in faccia. Questa è una cosa non concepibile in questa parte della Giamaica, dove ci si aspetta un saluto anche dai turisti.
ascoltare e rispondere: il modo più educato (e funzionale) per non perdere troppo tempo con i venditori in strada e in spiaggia è quello di essere sincero e diretto, tipo: “grazie ma non mi interessano i cd, sono pieno e non so che farmene”. Evitare invece di tirare dritto, sbuffare o bloccare il tipo senza che nemmeno abbia finito di parlare.
porsi allo stesso livello: si dice che i giamaicani non amino i bianchi e in effetti non sembrano aspettare i turisti a braccia aperte, anche coloro che dal turismo ne traggono dei benefici. D’altra parte la schiavitù è un ricordo non così lontano e probabilmente riecheggia in loro ogni volta che devono stare “al servizio” del turista. Così ho sperimentato che mettersi allo stesso livello, ad esempio fare qualche lavoretto insieme a loro dal pulire la spiaggia a lavare i piatti, è stata la chiave per entrarci in sintonia.
Alla fine delle sei settimane i rapporti con le persone del posto sono diventati molto piacevoli e, come al solito, lasciarli è stato un dispiacere.

Zappa, il gestore della guesthouse, e il suo amico Mark a destra
Zappa, il gestore della guesthouse, e il suo amico Mark a destra