Gli aborigeni a Cairns
La bandiera aborigena
La bandiera aborigena

Quando dici Australia pensi agli aborigeni, ed è normale visto che del continente rosso sono la popolazione nativa.
Quando dici aborigeni, poi, almeno prima di venire in Australia pensi a due categorie di essi: quelli che vivono nell’outback, nell’interno, magari ancora organizzati in tribù, e quelli che vivono nelle città, persi tra alcol ed emarginazione.

Quando sei qua, infine, ti puoi fare una minima idea. Essendo stato solamente in due città, seppur relativamente piccole, ho avuto conferma di quanto appreso dall’Italia da poche letture e documentari. Almeno riguardo la seconda delle due categorie. In particolare a Cairns.
Li vedo la mattina quando esco, ed il pomeriggio quando torno a casa, annoiati sulle panchine e sui muretti all’ombra degli alberi di Shields Street.
Li vedo, in particolare la mattina presto, ai tavolini del centro commerciale a mangiare il peggior junk food della City (non c’è niente da fare, puoi pure girare il mondo ma la tristezza dei centri commerciali è uguale ovunque). Bella piaga quella della cattiva alimentazione, che insieme al consumo di alcol strazia i fisici degli aborigeni ridotti a gambe e braccia da anoressici e ventri che sembrano palloni.

Come vivono tutto ciò gli aussies? Il loro rapporto con gli aborigeni, per fare una metafora, mi pare molto simile a quello tra un genitore ed un figlio tossico. Il genitore lo mantiene (gli aborigeni sono sussidiati dal governo), prova pena verso di lui, ed è rassegnato che non cambierà mai. Ma, nello stesso tempo, si sente in colpa perché sa che si trova in quello stato anche per colpa sua.
In questo caso una colpa più indiretta, quasi storica.

Non sapevo che in Australia esistesse il “Sorry Day”, una giornata nazionale di scuse per i torti commessi dagli australiani inglesi ai danni del popolo aborigeno ed in particolare per la cosiddetta “Generazione rubata”, ovvero i bambini aborigeni allontanati dalle loro famiglie tra il 1800 e il 1900.
Troppo poco forse per espiare una colpa che, appunto, è storica e incancellabile. Però bello, no?

Sorry-day